Suore Minime dell'Addolorata

Canonizzazione

Clelia Barbieri Beata il 27 ottobre 1968

Una folla immensa di ogni popolo, di ogni lingua e di ogni nazione, salutò la ragazza delle Budrie innalzata alla gloria dei Beati nella grandiosa Basilica di San Pietro a Roma. Passerà alla storia e rimarrà indimenticabile nel ricordo dei bolognesi e di noi Minime in particolare la suggestiva giornata della Beatificazione di Madre Clelia Barbieri.

Il Rito della solenne Beatificazione ha avuto inizio alle ore 10 con il sacro Corteo dalla sagrestia all’Altare della Confessione, ove l’Em.mo Cardinale Giacomo Lercaro ha celebrato il solenne Pontificale assistiti dai nostri sacerdoti e dagli alunni del Seminario di Bologna. Erano presenti anche numerosi Arcivescovi e Vescovi; i membri della Sacra Congregazione dei Riti; Superiori di Ordini e Congregazioni religiose; parlamentari dell’Emilia Romagna.

Dall’omelia di Paolo VI per la beatificazione di Clelia Barbieri

canonizzazione 001Piacque specialmente a noi l’innocenza di questa singolare creatura, quella purità che lascia trasparire nel volto e negli atti il candore, che suppone ed alimenta un continuo, quasi connaturato colloquio con quel Dio meglio conosciuto per via d’amore, che di ansiosa speculazione. E da cosi limpida bellezza ci pareva ovvio di vedere sgorgare una bontà semplice, attraente; quella che quasi spontaneamente dapprima, e poi urgentemente cercò di farsi indotta e sapiente maestra comunicativa del proprio interiore tesoro di amorosa verità e di sperimentare, fino alla dedizione materna, l’ansia di servire la propria parrocchia,  di educare gli altri, di formarsi un cerchio di sorelle e di amiche, con cui pregare e lavorare, e poi costituirsi in “ritiro” in cenacolo religioso qualificato all’orazione e al servizio dei poveri e dei sofferenti. (dall’omelia di Paolo VI per la beatificazione di Clelia Barbieri)

San Giovanni Paolo II iscrive nell’albo dei santi Clelia Barbieri il 09 aprile 1989.

Le Parole con cui San Giovanni Paolo II proclama Santa la Beata Clelia Barbieri.

canonizzazione 002“Ad onore della Santa ed indivisa Trinità, ad esaltazione della fede cattolica e ad incremento della vita cristiana, con l’autorità di nostro Signore Gesù Cristo, dei beati apostoli Pietro Paolo e Nostra, dopo matura riflessione e dopo aver invocato più volte l’aiuto divino, con il consiglio di moltissimi Nostri fratelli decretiamo e definiamo che la Beata Clelia Barbieri è santa, e la iscriviamo nell’elenco dei santi, stabilendo che essa debba essere devotamente venerata tra i santi in tutta la Chiesa. Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo”

Questo è il testo dell’omelia pronunciata dal Santo Padre Giovanni Paolo II nella Basilica vaticana.

“Io, Giovanni, vidi e intesi voci di molti angeli intorno al trono . . . Il loro numero era miriadi di miriadi e migliaia di migliaia . . .” (Ap 5, 11).

Nella letizia di questa terza domenica di Pasqua la Chiesa militante eleva con l’apostolo Giovanni il suo sguardo a contemplare la gloria della Chiesa trionfante, che si stringe intorno all’Agnello per rendergli “lode, onore, gloria e potenza nei secoli dei secoli” (Ap 5, 13).

E fra le miriadi di angeli e di santi, essa fissa il suo sguardo su di una giovane fanciulla, che unisce la sua voce a quel coro osannante e pronuncia il suo “Amen” di adorazione e di gratitudine. Oggi la Chiesa riconosce solennemente che Clelia Barbieri, una ragazza di ventitre anni, nata e vissuta in terra emiliana, è per l’eternità fra i santi del cielo, unita a Cristo risorto.

Santa Clelia ripete oggi con Cristo le parole del Salmo:

“Signore Dio mio, / a te ho gridato e mi hai guarito . . . / Hai mutato il mio lamento in danza . . . / Signore, mio Dio, ti loderò per sempre” (Sal 30, 3. 12-13).

E a noi dice, con la voce suadente di chi sta già facendo la esperienza beatificante della pace di Dio:

“Cantate inni al Signore, o suoi fedeli, / rendete grazie al suo santo nome, / perché la sua collera dura un istante, la sua bontà per tutta la vita” (Sal 30, 5-6).

2. Ripensando alla vicenda umana di questa giovinetta ed alla testimonianza coraggiosa da lei resa a Cristo e al suo Vangelo durante i brevi anni della sua vita, tornano alla mente le parole dell’apostolo Pietro dinanzi al sinedrio, che lo rimproverava di aver annunziato il messaggio del Cristo risorto: “Bisogna obbedire a Dio piuttosto che agli uomini” (At 5, 29).

In tempi non facili per la Chiesa e in un ambiente sociale percorso da fermenti ostili al Vangelo, Clelia Barbieri non esitò a farsi “operaia della dottrina cristiana”, come allora erano chiamati i catechisti nell’arcidiocesi bolognese, per portare a tutti l’annuncio di quel Gesù che aveva conquistato il suo cuore.

Attratte dalla forza del suo entusiasmo, anche altre giovinette della parrocchia si unirono ben presto a lei, per condividere il suo stesso ideale di vita contemplativa ed apostolica. Dopo molte traversie, dovute a motivi politici ed ambientali, il 1° maggio 1868 Clelia e le sue compagne poterono finalmente riunirsi in vita comune, dando così inizio alla famiglia religiosa, che successivamente l’Arcivescovo di Bologna, Cardinale Lucido Maria Parocchi, riconobbe col nome di “Suore Minime dell’Addolorata”: “Minime”, per la grande devozione che la fondatrice aveva verso san Francesco di Paola, patrono della comunità; “dell’Addolorata”, perché sotto tale titolo Maria santissima era fervidamente venerata in quella località e dalla santa stessa.

3. Oggi le figlie spirituali di Clelia Barbieri esultano per la elevazione alla gloria degli altari della loro fondatrice; e con esse esultano l’arcidiocesi di Bologna ed il suo paese natale. Rivolgo il mio saluto affettuoso e deferente alle autorità religiose e civili di Bologna,

all’Arcivescovo Cardinale Biffi, alla superiora generale ed alle religiose della congregazione delle “Suore Minime dell’Addolorata”, ai fedeli venuti dall’Emilia e dalla Romagna e da altre località italiane ed estere per onorare la nuova santa.

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Interno della Basilica durante il rito della canonizzazione

Sono profondamente lieto di presiedere a questa storica cerimonia e di poter innalzare a Dio la preghiera della Chiesa affidandola all’intercessione di santa Clelia Barbieri, l’umile giovane nata nel secolo scorso a Le Budrie, località nella campagna emiliana, a pochi chilometri da Bologna.

Sono lieto di richiamare in questo modo l’attenzione di tutta la Chiesa sugli esempi della sua breve ma intensa vita, giacché sono convinto che i cristiani di oggi, specialmente i giovani, possono trarre dalla sua testimonianza indicazioni stimolanti per una presenza apostolica veramente incisiva nel mondo contemporaneo.

4. La prima indicazione che la giovane Clelia offre ai cristiani di oggi è quella della fiducia piena e totale in Cristo e nella Chiesa. Come Pietro sulle rive del mare di Tiberiade, ella ha creduto alle parole del Maestro divino e ha gettato le reti della sua vita nel mare dell’amore di Dio e del prossimo, superando insidie e tentazioni, evitando attrattive e pericoli mondani.

Come Pietro, anche Clelia, a Gesù che la invitava interiormente ad amarlo “di più”, ha potuto rispondere: “Certo, Signore, tu lo sai che ti amo” (Gv 21, 15). In una vita esteriormente semplice e ordinaria, Clelia ha alimentato in sé una fiamma d’amore così intensa e bruciante per lo Sposo divino, che il suo fisico stesso ne ha risentito: ancora giovanissima ella è crollata come consumata dall’interno ardore.

Impressiona il vertice di santità raggiunto in un tratto di tempo così breve: Clelia è la più giovane fondatrice della storia della Chiesa. La sua vicenda dimostra che la santità delle anime è opera della grazia divina, non della strategia e della cultura umana.

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Basilica gremita dei pellegrini

Non v’è anche in questo un messaggio dell’Altissimo, particolarmente adatto al nostro tempo? Con la solenne canonizzazione della giovane religiosa bolognese Dio pone davanti a noi una creatura umile, fragile, priva di ricchezze materiali e di cultura, ma ricca della sapienza che i semplici attingono nella preghiera alle sorgenti stesse della Parola rivelata. 5. La famiglia e la parrocchia sono state l’ambiente in cui Clelia ha costruito l’edificio della sua santità. In famiglia la piccola bambina ha imparato i primi rudimenti della fede; in parrocchia ha sviluppato e perfezionato il proprio cammino spirituale. La sua esperienza documenta la perenne validità di queste due cellule

fondamentali della vita sociale ed ecclesiale, offrendo un’ulteriore, preziosa indicazione: non si può sperare in una nuova fioritura di vita cristiana, se non ci si impegna nel risanamento della famiglia e nel rilancio della pastorale parrocchiale.

Ma tanto la famiglia cristiana quanto la famiglia parrocchiale - e in essa ogni altra comunità suscitata dalla fede - hanno un unico e medesimo centro, da cui trarre vigore di coesione, slancio di impegno, capacità di costante rinnovamento. Tale centro è l’Eucaristia.

La devozione all’Eucaristia ha svolto un ruolo fondamentale nella vita di santa Clelia Barbieri. Ella sentì profondamente l’invito di Gesù, echeggiato anche dalla pagina evangelica di oggi: “Gesù disse loro “Venite a mangiare”. E nessuno dei discepoli osava domandargli: “Chi sei?”, poiché sapevano bene che era il Signore” (Gv 21, 12).

Nella comunione eucaristica Clelia andò ogni giorno scoprendo con rinnovato trasporto la presenza amorosa del suo Signore. È precisamente dopo aver partecipato alla celebrazione eucaristica che Clelia vergò l’unica testimonianza scritta delle meraviglie di grazia che il Signore operava in lei: “Signore, in essa scrive, aprite il vostro cuore e buttate fuori una quantità di fiamme d’amore e con queste fiamme accendete il mio. Fate che io bruci d’amore”.

No, Clelia non aveva bisogno, dopo simili esperienze, di domandare a Gesù: “Chi sei?”. Come gli apostoli sulla riva del mare di Tiberiade, anch’essa “sapeva bene che era il Signore”.

canonizzazione 004Ecco, santa Clelia Barbieri sta davanti a noi per ripetere alla Chiesa di oggi quello che è stato il messaggio di tutta la sua vita.

Essa parla ai giovani, per dir loro che si può essere santi nonostante l’età nella quale le passioni sono più vivaci. Basta volerlo tenacemente e pregare senza stancarsi.

Santa Clelia, esemplare figura di donna consacrata, parla alle religiose per invitarle ad essere coscienti delle ricchezze spirituali della loro femminilità, mediante le quali esse possono e devono dare un contributo insostituibile all’edificazione della Chiesa e della società.

La nuova santa parla a tutti i cristiani, per richiamarli alla stima della famiglia e della parrocchia, le due istituzioni sulle quali si regge - nell’ambito naturale e in quello soprannaturale - la vita del Popolo di Dio.

Il Cardinale Giorgio Gusmini, primo biografo della santa, ha scritto di lei: “Chi l’ha veduta, ammirata in quegli anni, dice che se Iddio avesse mandato sulla terra uno degli Angeli della sua corte, quell’Angelo non avrebbe potuto vivere vita più bella, più santa, più feconda di bene per sé e per gli altri, di quella vissuta da Clelia Barbieri”.

“Io, Giovanni, vidi e intesi voci di molti angeli intorno al trono . . .” (Ap 5, 11). Fra quegli angeli è certamente anche santa Clelia. Alla sua intercessione affidiamo i problemi della Chiesa di oggi, i problemi delle nostre parrocchie e quelli delle vocazioni alla vita consacrata.

Valga la sua preghiera ad ottenere che i fedeli, uomini e donne, inseriti più attivamente nelle strutture delle proprie parrocchie, sappiano trovare in esse gli incentivi ed i mezzi per la loro formazione dottrinale e spirituale e per un serio impegno apostolico.

Santa Clelia illumini ed accompagni le sue figlie spirituali, rendendole sempre più generose e intraprendenti nel servizio della Chiesa e della società. Ottenga, al tempo stesso, da Dio che tanti cuori giovanili accolgano l’invito a donarsi senza riserve alla causa del Vangelo, perché all’umanità contemporanea non manchi la possibilità di incontrare in Cristo colui nel quale soltanto è possibile trovare salvezza (cf. At 4, 12).

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Madre Ada Gianni  superiora generale porge saluto a nome dell’Istituto al termine della solenne celebrazione

“Signore Dio mio, / a te ho gridato e mi hai guarito. / Signore, mi hai fatto risalire dagli inferi, / mi hai dato la vita / perché non scendessi nella tomba . . .” (Sal 30, 3-4).

Sì, santa Clelia vive in Dio nella luce del Cristo risorto e dal cielo ci incoraggia a perseverare nel cammino del nostro impegno quotidiano, sempre fidando in colui che “ha creato il mondo e ha salvato gli uomini nella sua misericordia” (Canticum ad Evangelium).

“Signore Dio mio . . . / Hai mutato il mio lamento in danza, / Signore, mio Dio, ti loderò per sempre” (Sal 30, 3. 12-13). Amen!

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Il Papa saluta Card. Giacomo Biffi Arcivescovo di Bologna

DECRETO DI CONFERIMENTO DEL TITOLO DI “SANTURARIO DI SANTA CLELIA BARBIERI ALLA CHIESA PARROCCHIALE DI SANTA MARIA DELLE BUDRIE

Con viva soddisfazione, con profonda gratitudine a Dio datore di ogni bene, abbiamo assistito al crescente sviluppo della devozione a Santa Clelia Barbieri, dopo il solenne riconoscimento della sua santità, proclamata dal sommo pontefice Giovanni Paolo II nel corso di una indimenticabile liturgia nella Basilica Vaticana il 9 aprile 1989.

Tale devozione, che ha prodotto e continua a produrre frutti abbondanti di grazia e di rinnovato 

fervore di vita cristiana, si manifesta in modo particolare nel crescente numero di pellegrinaggi ai luoghi della nascita e della breve, ma straordinaria vita terrena di Santa Clelia . I momenti più intensi di questi pellegrinaggi, con la celebrazione dell’eucaristia e del sacramento della penitenza, e con altre forme di preghiera personale e comunitaria, si svolgono nella chiesa parrocchiale di santa Maria delle Budrie, dove S. Clelia è rinata alla Vita Divina nel sacramento del Battesimo, dove ha vissuto i momenti più intensi della sua un ione con Dio. compreso quello della ispirazione granda del 31 gennaio 1869, consegnata unico suo manoscritto a noi rimasto: e nell’attiguo Oratorio di San Giuseppe, che ne custodisce i resti mortali.

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 La Chiesa parrocchiale delle Budrie e l’attiguo oratorio di San Giuseppe costituiscono il “il Santuario di Santa Clelia”

Ben volentieri pertanto, accogliendo il desiderio manifestato da numerosi fedeli, di cui si sono resi interpreti il Parroco di Santa Maria delle Budrie e il Consiglio Generale della Congregazione delle suore Minime dell’Addolorata, vogliamo dare la nostra formale approvazione a questo pio peregrinare, auspicando che esso abbia ad avere ulteriori incrementi e a portate sempre  più vasti e ricchi frutti spirituali.

A tale fine con il presente nostro Decreto attribuiamo alla Chiesa parrocchiale di Santa Maria delle Budrie, con il contiguo Oratorio di San Giuseppe, il titolo di Santuario di Santa Clelia Barbieri, dichiarandola a tutti gli effetti santuario diocesano, ai sensi dei cann.1230-12342 del vigente CCC.

Ci riserviamo di approvare e promulgare con altro nostro Decreto gli statuti del medesimo santuario, ai sensi del citato can. 1232; e di emanare opportune direttive per l’ordinamento delle celebrazioni liturgiche e sacramentali non che dei pii esercizi che svolgono in tale Santuario.

Dato a Bologna, dalla Residenza Arcivescovile, questo giorno 31 gennaio dell’anno 1993, quindecimo  del pontificato del Santo Padre Giovanni Paolo II.

+ Card. Giacomo Biffi

Arcivescovo di Bologna.

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“Questo altare resterà come la cattedra dalla quale santa Clelia non cesserà di impartire la sua preziosa lezione di vita. Ella è qui, non solo con le sue spoglie mortali, ma con il suo spirito, la sua santità suscitatrice di santi, la sua vocazione di annunciatrice del Vangelo. In quest’oratorio, dove ha esercitato il suo ministero di “operaria della dottrina cristiana” continuerà a ricordarciche l’inizio immancabilmente di ogni salvezza è dato dalla verità eterna, che ci è stata donata dalla misericordia divina e che noi siamo chiamati a conoscere e ad assimilare. (dall’omelia del card. G.Biffi per la dedicazione dell’altare di Santa Clelia)

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“Dall’Eucaristia avidamente partecipata scaturiscono le iniziative apostoliche di Clelia, il suo diventare operaria della dottrina cristiana, il suo dedicarsi alla elevazione delle ragazze del paese, il suo fecondo effondersi in una comunità di sorelle da edificare  e di guidare ai vertici della perfezione. Sotto questo profilo è del tutto centrata l’affermazione del card. Gusmini che scrive: l’atto della prima comunione fu per lei quello che le traccio la via da seguire generosamente per tutta quanta la vita, cioè essere santa e farsi santificante.” (G.Biffi, omelie e discorsi)

Eucaristina pone nella vita di Clelia  un sigillo che la segnerà per sempre.

Dice suor Vincenza Zecchi: “la serva di Dio ebbbe una fede e una devozione tutta particolare verso la SS.ma Eucaristia fin da fanciulla”.

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La Chiesa di Anzola Emilia ha nel suo interno una cappella, dedicata a Santa Clelia.
La pala, opera di Dante Mazza, raffigura Clelia in preghiera davanti al SS. Sacramento. 

 

NEL 1990, 12 APRILE È STATO PROCLAMATO SANTA CLELIA  COME PATRONA DEI CATECHISTI DELLA REGIONE EMILIA ROMAGNA.

I catechisti della Regione Emilia Romagna venerano con particolare devozione Santa Clelia, che si spese generosamente  come “operaia della dottrina Cristiana nell’annunciare la verità della fede a tutti fedeli.

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Clelia catechista: particolare dell’Urna

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Icona realizzata da don Gianluca Busi sacerdote della diocesi di Bologna in occasione del 150° anniversario della fondazione dell’Istituto.
Icona è collocata nell’oratorio di San Giuseppe alle Budrie.

L’icona trova il centro nella descrizione della scena storica che raffigura Clelia mentre lava i piedi a due sue discepole, cinta ai fianchi con l’asciugamano e vestita di rosso.

Il punto di partenza per l’elaborazione del nuovo modello iconografico è una terracotta. Nella formella l’autore collegava l’episodio in santa Clelia che lava i piedi alle prime discepole posto in primo piano, con il ricordo dell’ultima cena rappresentata sullo sfondo. La nuova icona rielabora in maniera più ampia e articolata la scena storica della lavanda dei piedi cercando di far rivivere quello che Clelia sperimentò misteriosamente quando compiva il particolare gesto della lavanda dei piedi.

Descrizione dell’icona

L’ icona trova il centro nella descrizione della scena storica che raffigura Clelia mentre lava i piedi a due sue discepole, cinta ai fianchi con l’asciugamano e vestita di rosso. Sullo sfondo si staglia imponendosi il Cristo crocifisso che appare come in una visione, squarciando il soffitto della stanza. Ai lati, sul muro, incastonate entro due nicchie, altre due visioni che approfondiscono ulteriormente il mistero che Clelia rivive e celebra. La composizione immagina la stanza della Casa del Maestro laddove s. Clelia, dopo aver assistito alla celebrazione del Giovedì Santo, si trovò dopo la Messa con alcune ragazze, per celebrare un memoriale vissuto come estensione e memoria di quei Misteri cui aveva appena partecipato durante la celebrazione liturgica.

Uno degli elementi più interessanti e caratterizzanti l’icona è costituita dal singolare seggio - ambone, che avvolge la scena centrale della lavanda  Questo Seggio e Trono ricorda Gesù dodicenne che predica con Sapienza nel Tempio di Gerusalemme. Da questo trono la Santa esprime il suo messaggio attraverso il gesto e la parola:  la sua parola cioè è costituita in ultima istanza da un gesto.  La carità che si traduce in gesto nella lavanda dei piedi rivela, proprio in forza della testimonianza non verbale, la sua particolare eloquenza. 

La testimonianza delle ragazze

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La scena storica e la sua traduzione nella nuova icona deriva in senso remoto anche dalla lettura di  alcune testimonianze che sono state raccolte nel libro “Il sole sugli argini” di monsignor Luciano Gherardi, scritto nel 1970. Un altro elemento che ha contribuito a formare la composizione è la rilettura attenta di alcune testimonianze delle ragazze (che poi diventeranno Suore delle Minime dell’Addolorata) e vissero con santa Clelia, di un Parroco delle Budrie e di un laico. Tutti raccontano infatti di una predica infuocata che s. Clelia tenne nell’Oratorio subito dopo aver compiuto il gesto della lavanda dei piedi, in cui ella si sentiva come fosse divenuta contemporanea ai misteri di Cristo che erano stati appena celebrati in chiesa.

Un grandioso Cristo crocifisso

Ecco così apparire alle spalle della scena un grandioso Cristo crocifisso che si innalza fino a squarciare il soffitto, Il Cristo è abbigliato singolarmente: è il cosiddetto crocifisso vestito con il “Colobio”  abito che fonde  i colori della Porpora imperiale e sottolinea come il Cristo sia il Re dell’universo. La tunica però e nello stesso ha la foggia dell’umile Colobio in cui sono praticate due ampie aperture nelle braccia poiché rappresenta l’abito dello schiavo. Dalla fusione inconsueta dei due elementi: Porpora imperiale e il Colobio dello schiavo, possiamo cogliere un richiamo molto evidente all’inno paolino di Filippesi al secondo capitolo.

Ai lati del Crocifisso e incastonati nel muro entro due nicchie appena accennate, troviamo due riquadri che si aprono sulla cornice dello sfondo e rappresentano, come in visione, santa Clelia presente all’ultima cena, a sinistra. A destra invece, è leggibile una scena in cui la santa abbraccia il Cristo cosiddetto lo Sposo quando esce dal sepolcro. L’icona suggerisce qui una possibile analogia

vissuta attraverso la visione in cui Clelia si sente talmente immedesimata nel mistero dell’ultima cena, che  si immagina - come già fu per Giovanni - di essere la discepola la più amata da Gesù. Nel riquadro corrispondente sulla destra Clelia - in analogia qui con la Madre di Dio - stringe il Figlio che esce dal sepolcro, perché lo vuole trattenere prima che la forza della risurrezione lo strappi verso il cielo. La santa sente il desiderio di voler trattenere con sé il Cristo sposo perché vorrebbe essere con lui una cosa sola.

Il richiamo ai cieli aperti, presentato dalla Mandorla circolare di colore azzurro che apre il soffitto,  a cui avevo già accennato, rappresenta in una sorta di visione d’insieme e  sintesi di questa icona, una simbologia conclusiva che ricorda quanto la presenza di Dio in mezzo agli uomini sia riferita al battesimo dato da Giovanni a Gesù, ma soprattutto si riferisca alla frase iniziale di Gesù

quando inizia il suo ministero pubblico: “Il regno si è fatto vicino, convertitevi e credete al Vangelo”. (Mc 1.14-15)

Il messaggio dell’icona

Il messaggio dell’icona ultimamente potrebbe essere così riassunto: santa Clelia fa suo questo invito alla conversione e a credere nella presenza del Signore già in mezzo a noi. La scena della lavanda dei piedi alle amiche e future sorelle minime dell’Addolorata appare quale massima traduzione di una Santa che ha compreso fino in fondo il mistero della salvezza, l’ha fatto suo e lo rende visibile attraverso una predicazione che profuma del buon odore della Carità.     

Solennità del 13 luglio alle Budrie

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Ogni anno ricordiamo 13 luglio, il giorno in cui della sua nascita al cielo ormai diventata appuntamento annuale, partecipato da numerosi pellegrini provenienti dalla diocesi e da diverse regioni d’Italia giungono alle Budrie per chiedere grazie particolari, per ringraziare per il dono di santa Clelia come amica del loro cammino di fede. Un flusso continuo specialmente sabato e domenica dei gruppi di bambini che preparano ai vari sacramenti dell’iniziazione cristiana.  perché la vita sacramentale infatti è al centro della spiritualità cleliana. Molti recano nel santuario  per chiedere aiuto e conforto nelle gravi situazioni della vita.  Spesso arrivano persone singole e piccoli gruppi che restano per giorni di ritiro seguendo la preghiera del santuario.

Il suo messaggio “Amate Iddio” è il perno attorno al quale si articola la preghiera, la santa Comunione, la lotta contro il peccato la carità verso il prossimo nelle sue varie espressioni.

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Un momento di celebrazione eucaristica del 13 luglio alle Budrie

 

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Il parco gremita di pellegrini

 

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 Concelebrazione della solennità del 13 luglio

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Attualmente Le Budrie è mèta dei  tanti pellegrini. Per che desidera fare una giornata di pregheira e visita guidata del santuario potrà rivolgersi :

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Tel. 051950125

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