CLELIA CELEBRA IL MEMORIALE DELLA PASSIONE
L’icona trova il centro nella descrizione della scena storica che raffigura Clelia mentre lava i piedi a due sue discepole, cinta ai fianchi con l’asciugamano e vestita di rosso.
L’icona è frutto di una bella collaborazione con Monsignor Gabriele Cavina, dalle cui intuizioni provengono alcuni aspetti spirituali contenuti in questo lavoro del tutto nuovo e originale. Il punto di partenza per l’elaborazione del nuovo modello iconografico è una terracotta. Nella formella l’autore collegava l’episodio in santa Clelia che lava i piedi alle prime discepole posto in primo piano, con il ricordo dell’ultima cena rappresentata sullo sfondo. La nuova icona rielabora in maniera più ampia e articolata la scena storica della lavanda dei piedi cercando di far rivivere quello che Clelia sperimentò misteriosamente quando compiva il particolare gesto della lavanda dei piedi.
L’ icona trova il centro nella descrizione della scena storica che raffigura Clelia mentre lava i piedi a due sue discepole, cinta ai fianchi con l’asciugamano e vestita di rosso. Sullo sfondo si staglia imponendosi il Cristo crocifisso che appare come in una visione, squarciando il soffitto della stanza. Ai lati, sul muro, incastonate entro due nicchie, altre due visioni che approfondiscono ulteriormente il mistero che Clelia rivive e celebra. La composizione immagina la stanza della Casa del Maestro laddove s. Clelia, dopo aver assistito alla celebrazione del Giovedì Santo, si trovò dopo la Messa con alcune ragazze, per celebrare un memoriale vissuto come estensione e memoria di quei Misteri cui aveva appena partecipato durante la celebrazione liturgica.
Uno degli elementi più interessanti e caratterizzanti l’icona è costituita dal singolare seggio - ambone, che avvolge la scena centrale della lavanda Questo Seggio e Trono ricorda Gesù dodicenne che predica con Sapienza nel Tempio di Gerusalemme. Da questo trono la Santa esprime il suo messaggio attraverso il gesto e la parola: la sua parola cioè è costituita in ultima istanza da un gesto. La carità che si traduce in gesto nella lavanda dei piedi rivela, proprio in forza della testimonianza non verbale, la sua particolare eloquenza .
La scena storica e la sua traduzione nella nuova icona deriva in senso remoto anche dalla lettura di alcune testimonianze che sono state raccolte nel libro “Il sole sugli argini” di monsignor Luciano Gherardi, scritto nel 1970. Un altro elemento che ha contribuito a formare la composizione è la rilettura attenta di alcune testimonianze delle ragazze (che poi diventeranno Suore delle Minime dell’Addolorata) e vissero con santa Clelia, di un Parroco delle Budrie e di un laico. Tutti raccontano infatti di una predica infuocata che s. Clelia tenne nell’Oratorio subito dopo aver compiuto il gesto della lavanda dei piedi, in cui ella si sentiva come fosse divenuta contemporanea ai misteri di Cristo che erano stati appena celebrati in chiesa.
Ecco così apparire alle spalle della scena un grandioso Cristo crocifisso che si innalza fino a squarciare il soffitto, Il Cristo è abbigliato singolarmente: è il cosiddetto crocifisso vestito con il “Colobio” abito che fonde i colori della Porpora imperiale e sottolinea come il Cristo sia il Re dell’universo. La tunica però e nello stesso ha la foggia dell’umile Colobio in cui sono praticate due ampie aperture nelle braccia poiché rappresenta l’abito dello schiavo. Dalla fusione inconsueta dei due elementi: Porpora imperiale e il Colobio dello schiavo, possiamo cogliere un richiamo molto evidente all’inno paolino di Filippesi al secondo capitolo.
Ai lati del Crocifisso e incastonati nel muro entro due nicchie appena accennate, troviamo due riquadri che si aprono sulla cornice dello sfondo e rappresentano, come in visione, santa Clelia presente all’ultima cena, a sinistra. A destra invece, è leggibile una scena in cui la santa abbraccia il Cristo cosiddetto lo Sposo quando esce dal sepolcro. L’icona suggerisce qui una possibile analogia
vissuta attraverso la visione in cui Clelia si sente talmente immedesimata nel mistero dell’ultima cena, che si immagina - come già fu per Giovanni - di essere la discepola la più amata da Gesù. Nel riquadro corrispondente sulla destra Clelia - in analogia qui con la Madre di Dio - stringe il Figlio che esce dal sepolcro, perché lo vuole trattenere prima che la forza della risurrezione lo strappi verso il cielo. La santa sente il desiderio di voler trattenere con sé il Cristo sposo perché vorrebbe essere con lui una cosa sola.
Il richiamo ai cieli aperti, presentato dalla Mandorla circolare di colore azzurro che apre il soffitto, a cui avevo già accennato, rappresenta in una sorta di visione d’insieme e sintesi di questa icona, una simbologia conclusiva che ricorda quanto la presenza di Dio in mezzo agli uomini sia riferita al battesimo dato da Giovanni a Gesù, ma soprattutto si riferisca alla frase iniziale di Gesù
quando inizia il suo ministero pubblico: “Il regno si è fatto vicino, convertitevi e credete al Vangelo”. (Mc 1.14-15)
Il messaggio dell’icona ultimamente potrebbe essere così riassunto: santa Clelia fa suo questo invito alla conversione e a credere nella presenza del Signore già in mezzo a noi. La scena della lavanda dei piedi alle amiche e future sorelle minime dell’Addolorata appare quale massima traduzione di una Santa che ha compreso fino in fondo il mistero della salvezza, l’ha fatto suo e lo rende visibile attraverso una predicazione che profuma del buon odore della Carità.
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